Lui ancora non lo sa, ma la prima volta che ho visto una foto di Lorenzo Scudiero è stato nella mia sezione “Scopri” di Instagram, ovvero il luogo felice dove mi rifugio quando ho l’animo turbato e non posso scappare in qualche altro posto molto lontano in macchina o con un aereo. Nella foto, c’erano tre ragazzi di spalle, che nuotavano nell’acqua azzurra di una caletta, sullo sfondo degli alberi e degli scogli bianchissimi.
Sul suo profilo c’erano altre baie, valli alpine avvolte dalla nebbia, tramonti rossi, strade, falò, ragazzi spettinati e strade. Gli ho scritto in direct: “Scusami, lo so che non è esattamente il modo più professionale di chiedertelo, ma ti andrebbe di rilasciare un’intervista?”
Lorenzo ha detto sì, quindi eccoci.
Ciao Lorenzo, ci racconti chi sei con parole tue?
Sono un ragazzo di 21 anni, altezza 1.74, occhi azzurri, capelli biondi. Sono nato a Rovereto fra le montagne, dove sono cresciuto. Amo la natura e viaggiare, perdersi nei pensieri guardando il paesaggio che cambia fuori da un finestrino, l’odore del caffè tostato, conoscere, imparare e scoprire cose nuove. Questo desiderio ha fatto nascere in me l’interesse per la fotografia e l’immagine. Dopo alcuni studi a Milano ho scelto di investire le mie energie in una nuova avventura: trasferirmi nella capitale romana per seguire il mio sogno e studiare direzione della fotografia per il cinema.
Sei giovanissimo: come mai ti sei appassionato alla fotografia, in particolare all’analogico?
L’essere umano, fin dall’alba nei tempi, ha sentito il bisogno di vedere e creare immagini, ne è un esempio l’arte preistorica nelle caverne.
Qualche anno fa ho cominciato a sentire il bisogno di dare più valore a ciò che stavo vivendo. Ho visto nella fotografia la risposta questo bisogno. Scattare è una continua scoperta di se stessi, in relazione agli altri e al mondo che ci circonda: fotografando scopro più cose su me stesso che sul soggetto della foto.
Inoltre, trovo stupendo il fatto di poter raccontare una storia attraverso una fotografia e far emozionare qualcuno, esprimendo al tempo stesso ciò ho dentro, toccando delle corde che con le parole non riuscirei a sfiorare.
Scatti mai da smartphone? Cosa ne pensi?
Ogni tanto sì. Quello che conta davvero è l’idea: la macchina fotografica è solo uno strumento, ciò che ha valore è quello che vogliamo raccontare, non come!
Che rapporto hai con Instagram?
Negli ultimi mesi è il social su cui sono più attivo e in cui ho creduto di più. Oltre a essere una ottima “vetrina” per il mondo lavorativo, è anche una fonte di crescita. Per quanto mi riguarda, è pieno di stimoli positivi: a livello di interazioni è quello più attivo, coinvolge di più le persone e c’è un rapporto diretto con esse.
Cosa ti fa pensare che quello che stai guardando è un bel paesaggio, che quello che vedi potrebbe diventare una bella foto?
Quello che ricerco non è necessariamente la bellezza, mi concentro sull’unicità e sul fascino di un soggetto. Nel momento in cui osservo quello che c’è davanti ai miei occhi e qualcosa mi colpisce il cuore, sento l’esigenza di fermare e portare con me quel momento, per ricordarlo. Per me una bella foto è uno scatto che racconta un’emozione, carica di energia di un ambiente o una persona. Questo a volte non coincide perfettamente con il concetto di bello ma piuttosto con il concetto di vero.
Come mai le persone che fotografi non guardano quasi mai in macchina?
Nella mia fotografia cerco sempre di cogliere l’attimo e la verità: spesso scatto senza che i miei amici quasi se ne accorgano, e da questo risulta un ritratto meno classico, senza sguardo in macchina nella maggior parte dei casi. Lo sguardo diretto è un’arma molto potente, trasmette tanto, ma bisogna saperlo dosare e usare.
E cosa succede quando, invece, ti guardano?
Colgo la loro energia e racconto chi sono veramente, che cosa si nasconde dietro al loro viso, di che cosa sono fatti, i loro sogni e debolezze. O almeno ci provo!
Consigliaci un film di cui ti piace molto la fotografia
Di recente ho visto Blade Runner 2049, mi ha colpito così tanto che l’ho visto due volte in due giorni. Consiglio vivamente, Roger Deakins è un maestro.
Cosa vorresti fare da grande?
Il direttore della fotografia. Vorrei riuscire a far emozionare qualcuno con l’atmosfera e le luci che ho pensato per un film, per me sarebbe una grande soddisfazione!