La italo disco. Per i profani, sembra quasi uno scherzo; per gli intenditori, un mondo fantastico di ritmi coinvolgenti e tute scintillanti.
Questo genere musicale iniziò in Italia verso la fine degli anni Settanta e proseguì per un decennio sviluppandosi in mille sfaccettature. Tutto partì dalla necessità di sopperire alla mancanza di dischi americani, difficili da importare a causa del cambio lira-dollaro troppo alto per i DJ nostrani. I produttori si dedicarono a pieno regime a questi suoni futuristici e ai testi in un inglese a volte maccheronico, cantati in modo sensuale e ripetitivo.
Gli italiani di oggi sembrano essersene quasi dimenticati, ma all’estero la italo disco è popolarissima. In Germania e Regno Unito le serate anni Ottanta si sprecano, e tantissimi nel mondo della musica possono citare su due piedi le loro hit preferite.
Tra tutti, spicca il nostro Giorgio Moroder. Forse il nome non suona così familiare, ma il suo lavoro parla per lui: è produttore di Daft Punk, Barbra Streisand, Flashdance e della canzone più disco del mondo, “I feel love” di Donna Summer.
Nell’estate 2018, Gucci celebra questa importante fase della musica italiana con un documentario che trent’anni dopo vuole inaugurare una seconda summer of love. Lo fa in collaborazione con Frieze, una società di media ed eventi incentrata su arte e cultura contemporanee.
Distant Planet: The Six Chapters of Simona è ambientato in una New York anni Ottanta dove tutti impazziscono per l’italo disco e mostra come realtà e desiderio siano intrecciati.
Il regista è Josh Blaaberg, un giovane britannico che, ça va sans dire, adora la italo disco. Nel pianificare il documentario, si è rivolto all’Archivio Nazionale del Film di Famiglia di Bologna per ispirarsi ai filmini delle vacanze degli italiani dell’epoca.
Il film sarà trasmesso la prossima settimana nelle sale del Gucci Wooster a New York. Qui il trailer ufficiale pubblicato da Frieze.