Peter Hook e la rinascita dei Joy Division



“Da un punto di vista musicale, mi ha colpito il fatto che la maggior parte della gente che aveva ascoltato i Joy Division l’aveva fatto solo su disco. I Joy Division erano molto diversi dal vivo, molto più minimali. (..) In un certo senso credo che ci sentissimo un po’ in colpa a suonare quei pezzi senza Ian (..) è arrivato il momento di fare qualcosa e di farli conoscere alla gente.”

così recita Peter Hook all’interno della sua biografia sulla storia dei Joy Division.
Una delle più belle e complete sulla storia della band di Manchester.
E Peter Hook, dopo il divorzio dai New Order nel 2006, ha deciso di realizzare il suo sogno facendo rivivere i Joy Division in onore del suo amico Ian Curtis.

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Proprio lui, il cantante maledetto, uno dei migliori poeti e parolieri degli ultimi 50 anni. Basta leggere uno qualunque dei suoi testi per capirlo. Basta sentire il suono del basso di ogni sua canzone per entrare nella giusta atmosfera.
Basso suonato niente di meno proprio che da Peter Hook, perché la sua non è una cover band, lui è i Joy Division in persona.
Joy Division nati nella fredda Manchester alla fine degli anni ‘70, che all’inizio si chiamavano Warsaw in onore della canzone di David Bowie Warszawa.
David Bowie che era tra gli eroi del compianto Ian, insieme a Lou Reed e Iggy Pop.
Proprio di quest’ultimo e del disco The Idiot le ultime parole udite dal cantante, in quella terribile notte del 18 maggio 1980.
L’amore ci farà a pezzi recitava. Così è stato scritto sul suo epitaffio.

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Manchester nel 1976 era uno dei peggiori posti al mondo in cui vivere. O soccombevi al grigio o formavi una band. Era il 20 Luglio di quell’anno quando alla Lesser Free Trade Hall suonarono i Sex Pistols. Hook e Sumner insieme andarono pure a quel concerto che cambiò la loro vita. Quella sera tra il pubblico c’era anche un ragazzo alto e magro con la faccia da alienato e un giubbino di pelle con scritto Hate sulla schiena, di nome faceva Ian Curtis.

La sera del concerto, al Serraglio di Milano, si può vedere di tutto: da giovani ragazzi con la maglia di Peter Saville, a uomini in giacca e cravatta appena usciti dall’ufficio a punkettoni dai capelli rosa che faticano a trattenere le lacrime. Tutti li solo per lui, per quello che lui rappresenta. Per le emozioni che vuole farci vivere.
Parafrasando una delle più geniali pagine di Facebook: Vedo la gente Joy Division.

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Sale sul palco insieme alla sua band e inizia con “In A Lonely Place”, canzone scritta e composta da Ian Curtis e poi rielaborata dagli stessi New Order, continuando poi con varie canzoni del rinato trio fino a “Ceremony” prima della pausa.
Ed è proprio da dopo l’intervallo che inizia il bello, che la gente si inizia a emozionare, inizia a cantare, inizia a piangere.
Hooky sale sul palco e ricomincia con una fantastica “Digital” e poi via con tutti i brani di Unknown Pleasures e Closer, si davvero tutti!!

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Dopo due ore circa di concerto il cantante ormai sessantenne regge ancora il colpo e ammutolisce due che in mezzo al pubblico discutevano e litigavano, al suono di ”Shut your mouth silly bastard”. E li mi son sentito davvero nella Manchester passata in cui un giovane Peter Hook non le dava certo a dire e se occorreva scendeva dal palco a menare forte.

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La serata si chiude con “Love Will Tear Us Apart”, iniziano i cori, la gente poga, Hooky si toglie la maglietta e la regala al pubblico.
Il concerto finisce in un clima generale di malinconia e felicità, per quanta ne possa dare questo tipo di musica.

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Scende dal palco e me lo trovo davanti, ha le lacrime agli occhi. Riesco non so come a stringergli la mano e a farmi firmare la mia copia di Unknown Pleasures, anche se in quel momento avrei voluto abbracciarlo.

ps il bassista del bassista dei Joy Division è lo stesso figlio di Peter Hook.

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Ho voluto attendere una settimana prima di iniziare a scrivere questo articolo, volevo avere il tempo di assimilare tutto ciò che avevo visto, sentito e provato.
E questa splendida giornata di pioggia è pienamente in stile Joy Division.
Mi manchi Ian, anche se non ti ho mai conosciuto. O forse è la febbre che parla per me.

When routine bites hard,
And ambitions are low,
And resentments ride high,
But emotions won’t grow,
And we’re changing our ways,
Taking different roads.
Then love, love will tear us apart again.
Love, love will tear us apart again.