Che l’abbiate vista o meno, avrete notato sicuramente che 1992 era un argomento di discussione ancora prima della messa in onda del pilot, per questo non averla vista è un potenziale problema. Io, che continuo a essere povera e troppo tirchia per fare l’abbonamento Sky, non l’ho vista. Però proprio non ce l’ho fatta a non dire la mia lo stesso, e anche questa volta quasi nessuno si è accorto che non sapevo di cosa parlavo.
Quindi ecco a voi tutto quello che ho capito di 1992 senza averla vista, spero vi sia d’aiuto nell’atteggiarvi a Persone Informate e Sempre Sul Pezzo. Fatene buon uso.
Le basi
Non si era mai visto tanto hype per una serie televisiva italiana, nemmeno per Gomorra. 1992 dovrebbe parlare di Tangentopoli, ma praticamente parla di tette: se troverete il modo di inserire questa frase in un discorso, sarà un successo assicurato. Principalmente perché attirerete l’attenzione dell’audience maschile, ma anche perché darete l’idea di essere persone impegnate eppure concrete.
Ricordate che 1992 è stata creata da un’idea di Stefano Accorsi, e che se non vi sta particolarmente simpatico potete cercare su Twitter l’hashtag #daunideadistefanoaccorsi e trovare nuovi spunti per esprimere il vostro astio. L’esempio più classico? Dire che il suo apice creativo sia stata la pubblicità del Maxi Bon. Negli anni Novanta, non a caso.
Il pilot
La puntata pilota deve essere bella. Da lì di solito il pubblico decide se proseguire o passare ad altro, quindi se ci spendi quasi tutto il tuo budget e lasci andare tutto il resto relativamente a rotoli, il tuo viene visto tutto sommato come un errore socialmente accettabile. A quanto ho capito la prima puntata di 1992 è stata la più brutta della serie: deprimente e a tratti imbarazzante, con dialoghi che sembravano più che mai il frutto della droga.
Però siamo italiani, diamo a tutti una seconda possibilità, e sui nostri muri si leggono cose come “Ma quale Europa… W Christian De Sica! Cafoni per sempre”. Così agli sceneggiatori è andata bene. E poi un paio di persone mi hanno raccontato di averla vista da ubriachi e di non averla trovata così male.
Il cast
Oltre al solito Accorsi, a cui non ho perdonato più nulla dall’interpretazione di Alex in Jack Frusciante è uscito dal gruppo in poi, tutti ce l’hanno con Tea Falco. È come nei primi anni di celebrità di Chiara Ferragni: in questo esatto momento, mentre state leggendo, qualcuno sta caricando un nuovo video su YouTube in cui c’è lei sottotitolata, creando una nuova pagina Facebook sulla sua dizione, scrivendo nuovi twit sui suoi problemi comunicativi con Siri. Per questo ho appena deciso che Tea Falco è la mia nuova attrice preferita.
Comunque, sul cast si possono fare due commenti jolly: su Stefano Accorsi che le castiga tutte, se vi sentite particolarmente maschi alfa, oppure su quanto i personaggi femminili siano stereotipati e seguano triti modelli narrativi, se vi sentite femministe.
Il mood
Qui potete dare il massimo e far capire a tutti quanto siete fashion e allo stesso tempo dotati di una spiccata sensibilità per la sociologia. Esordite dicendo che l’errore più grave è avere nostalgia dell’epoca sbagliata e che il vintage si chiama così proprio perché è in avere nostalgia di cose di vent’anni prima. Fate notare a tutti che gli anni Novanta sono stati (eh sì) vent’anni fa, e che insomma… con 1992 ci si poteva impegnare un po’ di più nella ricostruzione. A Milano le persone alla moda hanno ricominciato a vestirsi così anche adesso, dai.
La trama
Su questo punto non c’è molto da dire, per capire la storia a grandi linee è sufficiente guardarsi qualche supercut SUB ITA di Tea Falco e ci si può arrivare senza problemi. Nonostante tutto, mi sta quasi venendo voglia di vedermela davvero. Ma in streaming, perché all’abbonamento Sky non sono ancora pronta. E non stasera, ché è uscita la nuova di Game of Thrones.