Ad appena un mese di distanza dalla chiusura di EXPO 2015, mi è venuto in mente che sarebbe stato bello visitare una manifestazione come l’esposizione universale, che si sta tenendo nella città in cui vivo e che probabilmente è un evento che non rivedrò mai più organizzato in Italia. Se quest’idea a prima vista può sembrar frutto della mente di una persona ragionevole, sappiate che in realtà non è così: motivo number one perché la scelta di andare a expo è stata principalmente dettata dal fatto di aver avuto a disposizione dei biglietti gratis (e nonostante ciò, il pensiero di rimanere sul divano stava avendo ugualmente la meglio). Motivo number due, perché ho deciso di andarci di Sabato, che ormai da qualche settimana è il giorno in cui l’expo registra maggiore affluenza. E comunque quello che ho scelto io (anche se su questo sono stato un po’ sfigato) non era un Sabato a caso. Guarda un po’, m’è capitato di andare a Expo Sabato 26 settembre 2015, la giornata in cui è stata registrata l’affluenza record dei record (per ora), 259.093 visitatori. Ma porca troia va.
Sabato mattina post serata, ore 12.
“Già così mi sento uno straccio, figuriamoci quando sarò immerso tra vecchiette svenute, turisti francesi (sono ligure, e se sei ligure un po’ devi odiare i francesi. Oppure i piemontesi) e bambini che piangono e urlano“.
Questo è stato a grandi linee uno dei primi pensieri della giornata. Però, come ho detto sopra, il biglietto gratuito ed un’altra serie di inaspettati moti di coscienza hanno fatto in modo che mi schiodassi dalletto. Finalmente compro quel cazzo di biglietto per RHO FIERA, località che m’accorgo starmi tremendamente sui coglioni, sarà perché è 5 mesi che leggo ovunque NOT VALID TO RHO FIERA. Vabè, entro, mi siedo e mi appresto a spararmi un bel 22-23 fermate di metro. Mentre sono seduto ricevo un messaggio e una telefonata: due persone diverse che mi scrivono dicendomi che “stiamo andando a expo volevo sapere se vuoi venire con me“. Dal primo maggio non ho mai sentito nessuno dei miei amici che andasse ad expo e proprio il giorno in cui ci sto andando io ricevo non una, ma ben due proposte? “Mh.. macchè fortunosa coincidenza“, ho pensato senza riuscire ad interpretare il fatto come un chiaro segnale che mi stava indicando di fuggire. Finita la telefonata mi accorgo pure che ho il telefono scarico. Che brutta situa. Questo è anche il motivo per cui non possiedo foto personali della giornata, quelle che vedete ho dovuto cercarle sull’Internet arrangiando fantasiosi fotomontaggi.
Una volta arrivato a RHO FIERA fa caldo. Ci sono talmente tante indicazioni per expo che sembra che tutte le uscite della metro portino nel posto giusto, ma chiaramente riesco a prendere quella più distante dalle entrate. Cammino e raggiungo la coda, che è bella spessa anche perché della miriade di metal detector stanziati all’entrata ne sono inspiegabilmente operativi solo quattro. Sorpasso l’ostacolo con nonchalance e mi lancio in uno slalom di birilli umani che si muovono nella mia stessa direzione, fortuna che sono giovane e vado più veloce degli altri. Finalmente arrivato dove iniziano i padiglioni, mi ritrovo davanti questo grandioso spettacolo.
È questo il momento in cui realizzo con quanta stupida leggerezza ho preso la decisione di venire a vedere l’esposizione universale di Milano un Sabato di fine settembre, alle tre di pomeriggio, con una sbronza sul groppone, senza aver caricato il telefono e a stomaco vuoto dal giorno prima.
“Va bene, ormai ci sono, mettiamoci di buzzo buono e vediamo com’è questo expò“.
Ci sono un sacco di minicamioncini di gelati super affollati. Io avrei anche fame, e a quanto pare se sei disposto a spendere un po’ più del solito, expo dovrebbe essere un posto in grado di offrire cibo interessante, ma vista la coda per i gelati non oso immaginare quella ai ristoranti. Fuori dal padiglione del brasile ci sono due coppie che se la tirano facendo a gara a chi ha fatto le code più lunghe per entrare a vedere le cose esposte negli edifici di chissà quale nazione.
Conversazioni del tipo: “Arriviamo dal padiglione della Svizzera, una roba pazzesca eh, ma abbiamo fatto un’ora e mezza di coda!“. La moglie della seconda coppia in risposta gnola: “Ah be un’ora e mezza… sai che roba. Noi eravamo qui dal brasile e ne abbiamo fatte tre!”
Ok coppia del brasile avete vinto la gara di coda, spero ne siate fieri e un giorno lo raccontiate ai vostri figli.
Lungo il centro del percorso si stagliano dei divanozzi di plastica colorata (non saprei come altro definirli) su cui si arenano anziane signore accaldate in procinto di svenire e mariti con quello sguardo sconsolato tipico di un uomo che sta accompagnando la moglie all’Ikea. Da questo punto di vista in effetti c’è una certa somiglianza tra Expo e Ikea: i mariti si scassano il cazzo da morire. Scoprirò più tardi altri di loro parcheggiati sulle panche dello stand Slow Food, non perché interessati al concetto, ma perché c’è aria fresca e panchine vuote.
Adocchio un baracchino fuori dal padiglione dell’Austria che vende birra e hot dog con wurstel austriaci che hanno un bell’aspetto. Vada per hot dog e birra. Hot dog (trangugiato in 3 morsi) 6 € + birra bionda medio-piccola 5 €. Totale 11 €. MAVAFANCULOVA.
Me lo mangio appollaiato su uno di quei divanozzi colorati e nel frattempo ho occasione di assistere ad un’altra entusiasmante conversazione tra due coppie. Più o meno è andata così:
Moglie 1: “Dai, entriamo dentro alla Russia”
Moglie 2: “Sì dai, la Russia!”
Marito 2: “Ma Carla, hai visto il casino che c’è? Sei pazza? Tra coda e tutto il resto significa che torniamo a casa alle 10 di sera”
Il Marito 1 è irraggiungibile perchè ha la bocca piena di patatine e non fa altro che mangiare.
Moglie 2: “Giorgio ma cosa dici, dai non c’è così tanta coda, basta ch…”
Marito 2: “Carla, porca puttana! tu devi stare zitta e ascoltare quando parlo io. Zitta!”
Moglie 2: “…..”
Dopo questo siparietto medievale che mi ha intrattenuto durante il pranzo decido di arrivare fino in fondo alla “via principale”, dove si staglia una collinetta artificiale dalla cui cima si può ammirare l’intera area dedicata a expo 2015 che si inserisce meraviglionamente nel circostante paesaggio padano.
Questa più o meno era la vista dall’alto della collinetta
Però c’era più gente, quindi ho aggiunto qualche persona manualmente per rendere meglio l’idea.
Sceso dalla collinetta passo vicino ad un gruppo di persone in estasi per le magnificenze ammirate dentro al padiglione giapponese. Effettivamente è tutto il giorno che sento parlare del Giappone. Decido di individuarne l’ubicazione su uno di quei totem elettronici a bordo strada e vado a vedere com’é sto Japan. Non dico che c’era una coda della madonna perché lo sapete già, però riesco ad infiltrarmi sul tetto, dove c’è l’area ristoranti. Le ordinazioni si prendono tutte attraverso delle macchinette elettroniche touch screen che fanno faticare gli anziani a tal punto da fargli preferire il digiuno. Mi siedo un secondo a riposare tra un gruppo di anziani deperiti a causa della tecnologia e ci godiamo insieme lo spettacolo di un tipo, credo un samurai in pensione, che tiene un corso su come affilare i coltelli e maneggiarli in modo fascinoso.
Quando ormai si sono fatte le sette e mezza e mi fanno male i feet, realizzo che è ora di andare a casa. Sono stanco morto, non ho visto l’interno di nessun padiglione, ho fatto code senza senso solo nel tentativo di evitare di fare code e ho speso 11 € per un hot dog e una birra. Però sono felice di aver visto l’Expo a Milano.