Questa è la storia di Sabina Berretta, catanese che dopo una laurea in materie scientifiche diventò una ricercatrice, ma dato lo scarso stipendio ricevuto decise di iscriversi al concorso per diventare la bidella dell’università, dove però non la presero.
Quando tutto sembrava perduto, Sabina riuscì a vincere una borsa di studio per il Mit di Boston, trasferendosi in America e non guardandosi più indietro.
Oggi la donna ha 56 anni e dirige l’Harvard Brain tissue resource center del McLean Hospital di Boston, la più grande banca dei cervelli del mondo che conta più di 3 mila elementi, che vengono studiati, catalogati, sezionati e conservati per la ricerca scientifica.
Quando era in Italia, dopo essersi laureata con lode in medicina, ha iniziato a fare la ricercatrice ma senza uno stipendio: “In quell’istituto si liberava però un posto da bidello: pensai che poteva essere un modo per guadagnare dei soldi continuando a studiare. Dopo aver spazzato i pavimenti, insomma, potevo andare in laboratorio e proseguire le ricerche con uno stipendio su cui contare. Non vinsi nemmeno quel posto: eravamo troppi a farne richiesta” racconta la donna a La Repubblica. Ora dirige sette persone nel suo laboratorio e dieci nella banca dei cervelli, studiando la schizofrenia e il bipolarismo. L’ennesima storia di un cervello in fuga da un Paese che non è in grado di dare la possibilità di crescere ai talenti nostrani.