Come potete notare siamo innamorati di New York sia per com’era sia per com’è adesso, ma l’aspetto che da sempre ci attira e ci ispira di più nella scelta degli argomenti di cui trattare riguarda il suo passato a noi più prossimo. Una realtà molto diversa da quella odierna, il cui lato migliore non escludeva quello oscuro: omicidi quasi all’ordine del giorno, la diffusione a macchia d’olio dell’epidemia del crack, corruzione e tensioni razziali. Nessun quartiere era dispensato dallo sfacelo degli anni ‘80 che tuttavia mantenevano la loro particolarità, non essendo ancora colpiti dall’onda di gentrificazione che ha successivamente segnato indelebilmente la città.
Proprio in quel periodo per le strade new yorkesi girava una fotografa di Los Angeles, Janet Delaney, che trascorreva gran parte delle sue giornate a immortalare la vita cittadina che lei stessa aveva da sempre voluto vivere.
La sua avventura è iniziata nel 1985: “Quando ho visitato New York per la prima volta tra l’84 e l’87 mi sono subito innamorata della città e l’ispirazione nel fotografarla mi ha sempre accompagnata ovunque”. In un altro viaggio nella Grande Mela, da cui a quanto pare non riusciva a separarsi, come se per lei fosse una calamita, le capitò di dimenticarsi a casa le chiavi del loft in cui soggiornava. Erano le tre di notte e rimase fuori fino all’alba del mattino seguente, ma fu un’occasione perfetta per vagabondare con la sua macchina fotografica nella zona sud di Manhattan.
Le sue foto ritraggono un luogo molto più fotograficamente interessante rispetto a quello di oggi, e hanno dissotterrato un ambiente andato perso la cui potenza emotiva però rimane tuttora percepibile anche solo tramite degli scatti. Tuttavia immortalare ciò che vedeva non era il suo unico scopo. Delaney iniziò a focalizzarsi sul pensiero di come una città possa cambiare negli anni, motivo per cui ha intrapreso un progetto parallelo con la città di San Francisco, dove il mutamento era già nettamente più visibile. Intervistava i soggetti che fotografava, faceva caso a come di anno in anno le persone si presentassero diversamente in società, documentava.
“Ad un certo punto, nel 2005, ho frequentato dei corsi di qualche settimana a NY e ho pensato di riprendere a fotografarla” ha spiegato Delaney, “ma era chiaro che qualcosa fosse cambiato, la routine che mi apparteneva a causa degli impegni mi rese difficile immergermici totalmente“. Fortunatamente però ci rimangono le preziose foto della città negli anni d’oro, resa eterna dai suoi scatti originali che sembrano parlare da sé, quasi aspettassero un incantesimo per esplicitare ogni rumore, ogni discorso e ogni silenzio inespresso racchiusi in esse da troppo tempo.