Le ragazze sono più brave a scuola, ma meno pagate sul lavoro



Hanno voti più alti, escono dalle scuole con votazione mediamente più alte dei colleghi uomini, ma quando le donna italiane cercano lavoro (ed è già faticoso trovarlo) vengono pagate meno degli uomini. Lo dice il rapporto di Almalaurea del 2017: sul profilo dei diplomati dice che le donne italiane nella fase della preparazione sono “veloci e con le idee chiare”. Vanno meglio dei maschi perché sono più assidue e scrupolose: il 38% dedica allo studio e ai compiti a casa più di 15 ore settimanali contro il 16%, meno della metà, dei coetanei. Le adolescenti prendono almeno 9 all’Esame di Terza media nel 35%dei casi (contro il 26 dei maschi), non fanno ripetizioni per recuperare le insufficienze (solo il 9% contro il 15% dei coetanei) e, più grandi, il loro voto di diploma sarà – in media – 78,6 su cento. Per i ragazzi solo 75,1.

Le studentesse sono più propense a far volontariato e libere attività culturali. Proseguono più spesso gli studi all’università: il 77% delle ragazze contro il 63% dei ragazzi. Lo fanno per poter svolgere in futuro l’attività professionale di personale interesse e per approfondire gli interessi culturali.

Purtroppo, però, sul mercato del lavoro scontano ancora un forte divario in termini occupazionali, contrattuali e soprattutto retributivi. Tra i laureati magistrali, il tasso di occupazione è pari all’81% per le donne e all’89 per gli uomini. I contratti a tempo indeterminato sono una prerogativa maschile: riguardano il 52% delle donne e il 61% degli uomini. Per non parlare della busta paga! Tra i laureati magistrali il divario è: 1.637 euro per gli uomini contro 1.375 euro per le donne, 262 euro in meno. Le donne guadagnano meno anche nelle occupazioni più richieste: Professioni sanitarie, Ingegneria, settore Economico-Statistico e poi Scientifico. Questo era già stato osservato nel rapporto del 2013.

I dati confermano che le donne sono anche più penalizzate sul lavoro se hanno figli. Il divario in termini contrattuali e retributivi tra uomini e donne, infatti, aumenta in presenza di figli.