L’installazione della balena morta a causa della plastica, nelle Filippine



La plastica nei mari è oggi un problema più pressante che mai. Numerose sono le iniziative che cercano di aumentare la consapevolezza dei consumatori e dei governi, o quelle che tentano, in piccolo o in grande, di ripulire le acque (come l’innovativo progetto partito l’8 settembre di pulizia degli oceani). Un’installazione che ha suscitato molto scalpore è stata quella di  Greenpeace Filippine, che ha usato l’arte per denunciare i problemi di inquinamento delle comunità locali.  Nel maggio dello scorso anno, un’installazione che rappresentata una balena blu morta, lunga quasi 20 metri e realizzata solo con plastica raccolta dalle acque è comparsa sulla spiaggia appena a sud di Manila.

Greenpeace rileva che le Filippine sono il terzo paese al mondo tra quelli che scaricano la maggior quantità di rifiuti plastici nel mare. Per rispecchiare alcuni casi reali, lo stomaco della balena di Greenpeace  è riempito con un mix di sacchetti di plastica, contenitori di plastica, bottiglie e altri rifiuti raccolti dall’oceano. L’opera di denuncia era specialmente volta ad attirare l’attenzione dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), per spingerla ad intensificare le misure per frenare l’inquinamento, nel tentativo di rallentare il più possibile il degrado ambientale già in atto.

Realizzata in collaborazione con l’agenzia Dentsu Jayme Syfu, l’installazione della balena spiaggiata uccisa dalla plastica si è aggiudicata diversi premi, lo scorso giugno, al Cannes Lions, il Festival internazionale della creatività dedicato alle professioni del mondo pubblicitario.