Vi ricordate i Blockbuster e le scaffalature piene zeppe delle videocassette di un tempo? E quell’atmosfera che si respirava quando ci si recava nei negozi di videonoleggio?
I più impavidi sgattaiolavano nella saletta isolata dove potersi gustare al riparo di occhi indiscreti i tanti film hard (dai titoli più improbabili che eccitanti) e quanti avrebbero voluto entrare in quella stanzetta, più per sfidare lo sguardo giudicante della commessa di turno che per l’esperienza in sé.
I bei tempi in cui si poteva utilizzare e riutilizzare uno stesso film con un passaggio di mano in mano oggi in era Covid troverebbe vita difficile con le prescrizioni di igienizzazione. Per non parlare del rito di poter frequentare i Blockbuster il sabato sera alla ricerca del film, dell’appuntamento a casa con gli amici, della riconsegna dell’amato vhs entro i termini prescritti per non incorrere in multe salate.
Succede che nel 1997 un certo Dice Reed Hastings, l’ideatore di Netflix, si senta imbarazzato dalla multa richiesta per la consegna in ritardo di Apollo 13 e, constatando che il limite di BlockBuster stava proprio nel lucrare sui ritardi più che su un servizio eccellente, decida di creare quel servizio di streaming che segnerà la fine di Blockbuster e l’inizio delle nostre giornate sul divano.
Certo è che la televisione on demand, i vari Netflix, Sky o Timvision prima e la pandemia oggi hanno spazzato via i tempi che furono, ma se desideriamo rimmergerci in quel sapore vagamente nostalgico e mastichiamo più di “yes” e “okay” possiamo fare un salto in America, in Oregon e planare a Bend sull’ultimo Blockbuster esistente.
Sopravvissuto per motivi naturali, cioè perché la zona è minata da problemi di connettività, oggi è diventato un luogo cult, al punto che – ironia della sorte – proprio Dice Reed Hastings, pur non essendosi ancora ripreso del tutto da quella multa di 40 dollari che dovette pagare all’epoca, lo celebra in The Last Blockbuster, documentario uscito qualche giorno fa su Netflix.