Non tutti colori che si professano fedeli adepti della musica elettronica sono consapevoli dell’enorme influenza che Maurizio Arcieri – conosciuto anche con il solo nome di Maurizio – ha avuto nel rappresentare la parte più avanguardistica della scena musicale italiana.
Milanese doc, artista poliedrico e visionario, Maurizio se n’è andato in seguito a una lunga malattia lo scorso 29 gennaio nella sua casa di Varese, lasciandoci in eredità tutto ciò che ha costruito durante mezzo secolo di quella che potremmo definire una carriera atipica, costantemente volta alla ricerca e alla sperimentazione, mai accontentandosi dei traguardi raggiunti.
Negli anni Sessanta, in piena epoca beat, fonda il complesso dei New Dada, aprendo – per altro – il leggendario concerto dei Beatles al Vigorelli di Milano del 24 giugno 1965. La band riscuote sin dagli esordi notevoli attenzioni anche per la personalità dei suoi componenti, che – con un attenzione al limite del maniacale per il proprio look – si presentano ai concerti sempre ben vestiti, con l’aria da dandy, amplificando volutamente il contrasto con il tipo di musica suonata. Il 45 giri Non dirne più si classifica al terzo posto del Cantagiro del 1966, e permette al gruppo di partecipare a programmi televisivi in prima serata, come Aria Condizionata e Studio Uno, nonché di esibirsi al mitico Piper di Roma.
Nel 1967 i New Dada si sciolgono e Arcieri dà il via alla sua carriera solista – omettendo il cognome ed esibendosi con il nome d’arte di Maurizio – e grazie a un contratto con la casa discografica Joker, l’anno successivo ottiene un grandissimo successo con Cinque minuti e poi, che prenderà parte all’edizione di Un disco per l’estate dello stesso anno.
La sua popolarità è all’apice, il pubblico femminile lo idolatra e i colleghi lo invidiano: è per tali motivi che Arcieri in questo periodo affianca a quella musicale una carriera come attore di fotoromanzi, apparendo poi – al fianco di Orchidea De Santis, Lino Banfi e Loredana Bertè – nel musicarello Quelli belli… siamo noi, diretto da Giorgio Mariuzzo e uscito nel 1970.
Ma è il 1976 che segna la svolta nella sua carriera, quando a Londra conosce Cristina Moser – cantante e compositrice svizzera – con la quale crea un sodalizio professionale e privato che durerà tutta la vita. Insieme fondano i Krisma, tra le prime band a cogliere la rivoluzione punk in arrivo dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra: il gruppo produce brani di elettro pop fusa con il rock incalzante che raccolgono parecchi consensi del pubblico nei primi anni Ottanta, come Black Silk Stocking, Lola, Aurora B, Many Kisses, Water, Samora Club. Durante un concerto a Reggiolo nel 1978, la personalità iconoclasta di Maurizio Arcieri ha il sopravvento, ed egli risponde alla contestazione di una parte del pubblico tagliandosi volontariamente un dito, in un gesto di punk estremo che ne farà un’icona di una generazione.
Dopo una parentesi a New York (dove Arcieri e la Moser incidono alcuni album che però non ottengono i consensi auspicati) il successivo ritorno in Italia, la collaborazione ad alcuni programmi per la Rai come Pubblimania e Sat Sat e l’apertura del canale satellitare KrismaTV, sembra che la loro fama si sia per sempre offuscata. Ma nel 2002 i Subsonica li chiamano per un duetto in Nuova ossessione, poi è il momento di Franco Battiato, che li vuole nel cast del suo film Perduto amore e successivamente in un suo brano, Apparenza e realtà, nel 2004.
A partire dal 2009, Maurizio Arcieri entra a far parte del cast fisso di Chiambretti Night, il programma di seconda serata della Rai, sempre al fianco della moglie Cristina.
Come spesso accade, l’innegabile importanza di questa coppia di artisti viene riconosciuta forse (troppo) tardi: nel 2011 esce CHyberNation, che con un titolo che gioca con la natura e la storia dei Krisma, è un album-tributo che vede la partecipazione di 16 artisti alle prese con il repertorio della band. Al progetto – costituito da un libro-cd – contribuiscono gruppi come i Volvo Tapes di Enrico Fontanelli, i Cosmic Boilers con Andy dei Bluvertigo, i Roulette Cinese, Gli Avvoltoi, i XX Century Zorro, gli Shivan, i The Tempelhof, i Machina Amniotica, gli Stardog, i Red Flag e molti altri con 16 cover, unitamente a 2 inediti incisi direttamente dai Krisma.
Una bella – e unica – occasione per scoprire quanto di ciò che oggi ascoltiamo e balliamo affondi le radici nel talento e nella mente eclettica di Maurizio Moser.