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Intervista – Panteros666: « Viviamo nel futuro ma nessuno lo accetta »

Panteros666 (Club Cheval) rappresenta un punto d’incontro delle culture che ci piacciono: musica, futuro, Internet e porn, una miscela perfetta secondo il francese che suonerà al Rocket il martedì 10 dicembre. Un’intervista in collaborazione con i nostri amici del Tag Parfait.

Hai appena rilasciato un EP, puoi dirci un pò di più?

È un EP di 7 titoli che ho prodotto insieme ad un live futuristico. Era un bel cantiere fatto in maniera individuale con una squadra ridotta, Inest Marzat è stata assistita da Stéphane Iwanowski per la visuale e Alexandre Le Guillou per la tecnologia Kinect. C’è voluto un anno intero per fare il design della fresca digitale del live, 3 mesi per piratare le tecnologia Kinect e 3 mesi sulle 7 track dell’EP “Hyper Reality”. È la fine del primo capitolo Panteros666 che è abbastanza energetico, ogni tanto brutale, post-industriale… Sembra un pò “cheesy” dire questo ma è cosi che il mondo mi ispira in questo momento, un casino di schermi colorati con gente che si fa aspirare dappertutto senza controllare niente.

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Sul piano musicale, come lavori?

Lavoro molto grazie all’ambiente. L’ambiente è molto importante nella tecno che è spesso e volentieri senza stile, senza anima, come un mobile Leroy Merlin. Se questo aspetto dei “suoni senza personalità” è voluto allora è figo, ma spesso è subito. L’assenza di un’anima è la cosa che mi spaventa di più nella musica, è come un corpo inanimato. Ascoltare una compilation tecno senza anima sarebbe come passeggiare in un obitorio, veramente. Su tanti pezzi c’è un atmosfera da battaglia di cyborgs, è esattamente quello che volevo fare.

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Sembri molto segnato da quello che ti ha toccato quando eri adolescente, perchè?

A dir la verità non lo so. Mi sono reso conto di una truffa nella storia, pensavo che tutto si sarebbe sviluppato velocemente a livello sociale, economico e tecnologico, e invece niente. Siamo fan della moda 70’s, l’economia è rimasta bloccata negli 80’s e sono stanco dell’amore facile per il vintage. È come vedere un tuo amico di 35 anni continuare a fare il filo a una ex del liceo. Quindi spingo per nuove forme estetiche e visuali. Per esempio adoro le nuove correnti americane come New Aesthetic.

C’è veramente un nuovo movimento che riparte da nuove basi dove l’estetica non rappresenta più l’espressione di una bellezza pura, come lo è stato per mille anni, ma da nuovi canoni che arrivano dal digitale. La gente trova questo bruttissimo, per me invece è lì che risiede la nuova bellezza.

Cos’è successo quando hai avuto un accesso Internet?

Era una cosa pazza. Dovevo essere il più discreto possibile di notte per stampare jpeg sul computer di famiglia. C’era lo storico da gestire ed era la fine del mondo se ti facevi sgamare, un pò come un criminale… Prima i siti porno dovevano veramente essere cancellati, ritenuti cosa bandita, ormai questo lato non esiste più. Ormai vedo i miei cugini piccoli cresciuti con lo smartphone in mano, è incredibile come il porno arriva fino a loro così facilmente. Non hanno bisogno di riflettere su strategie per trovare il tesoro più bello: una donna nuda.

Hai detto qualcosa di molto giusto in Fact Mag: internet è l’unica rivoluzione che abbiamo conosciuto.

Non penso che ce ne saranno altre, anche se c’è gente che ci lavora. Non ci saranno extra terrestri, colonie sulla Luna, tutte cose anticipate dalle generazioni precedenti. Internet è l’unico salto in avanti che non abbiamo predetto.

Hai realizzato il videoclip d’Aiku, ti ispira in materia porno?

Si la gente nuda è sempre così bella. Quello che adoro è mischiare cose che trovo su internet e che ritocco. Abbiamo rilasciato il clip di I’AM UN CHIEN, gli ho fatto fare una riproduzione di sequenze di documentari sugli animali e ho sovrapposto entrambi. Tutte le immagini che possiamo trovare su Youtube o internet in generale le vedo un pò come conchiglie erenate sulla spiaggia.

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Se te ne intendi di francese, l’intervista completa è disponibile sul sito dei nostri amici. Foto by Maxime Chermat.

 

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